Il rating e l'onda corta della Crisi

La Grecia, l'Europa e noi

18 / 6 / 2011

 Mercoledì si è svolto l’ennesimo sciopero generale in Grecia contro le draconiane misure di austerity che sta imponendo il governo socialista Papandreou per conto della Banca Centrale Europea e del Fondo Monetario Internazionale. La piazza ancora una volta esplodeva mentre nel palazzo si facevano prove generali di unità nazionale e si dava il via ad un rimpasto di governo, mettendo uomini più “affidabili” per le istituzioni internazionali in alcuni dicasteri chiave.

Vi ricordate quando “scoprivamo la globalizzazione” e i suoi organismi di governance come il Fmi e i suoi piani di ristrutturazione socialmente devastanti che imponeva ai paesi del secondo e del terzo mondo? Sembra passata un’era geologica: ora la Grecia è vicina.

Stamattina intanto scopriamo come le agenzie di rating, organismi privati e poco limpidi che possono però decidere i destini di una nazione e di milioni di persone, cominciano a valutare l’opportunità di un declassamento dell’Italia, mentre il presidente della Bce Junker parla del pericolo domino dalla Grecia ad Italia, Spagna, Irlanda e Belgio.

La Grecia è vicina ma forse per il capitalismo finanziario e le sue istituzioni prevarrà l’istinto di autoconservazione e il baratro sarà evitato, assumendo però inevitabilmente il dato del declino irreversibile dell’Europa nelle stanze del comando globale e facendo pagare i costi della crisi sempre di più a giovani, precari e classi deboli, spazzando via il welfare state e i diritti di chi lavora

La cronaca di questa settimana qui scarnamente descritta, pone ancora una volta ai movimenti sociali dei nodi a cui non è più possibile girare attorno:

1 Il popolo greco sta vivendo la sua tragedia in una sostanziale solitudine  e questo non è più possibile. Non si tratta solo di fare il tifo per gli scontri di piazza o per una sacrosanta rivolta generazionale, ma di capire che il piano di ristrutturazione imposto alla Grecia ci parla anche delle nostre condizioni materiali di vita e di quello che potrebbe accadere nei prossimi mesi qui da noi.

2 Aprire un ciclo di lotte che vuole davvero essere costituente e costruire un alternativa all’esistente nel nostro paese, non può che passare per l’essere un ciclo di lotte europeo. Si tratta non solo di coordinare le lotte esistenti, ma anche di vincere una battaglia culturale da cui scaturisca un idea diversa d’Europa: all’Europa dei tecnocrati e dei banchieri dobbiamo sostituire l’Europa dei conflitti e dei diritti, distruggere la “fortezza europa” per una terra di accoglienza che abbracci l’altra riva del Mediterraneo, all’Europa delle rivalità e delle piccole  patrie un Europa della solidarietà.

Le questioni poste forse sono “la scoperta dell’acqua calda” ma hanno il difetto di non risolversi da sole ma devono a mia avviso essere oggetto di un attenzione e di un dibattito più approfondito e costante tra di noi: non arriviamo impreparati alle sfide che ci si pongono davanti, la Grecia è vicina.