Ucraina stato cuscinetto

La visita di Obama riguarda gli equilibri europei con la Russia, dentro i possibili sviluppi nell'Est europeo.

di Bz
27 / 3 / 2014

Il governo a interim in carica a Kiev, dopo aver tentato di fare la voce grossa e frapporre qualche resistenza armata nelle caserme in mano all’esercito ucraino, ha ritirato i suoi contingenti militari dalla penisola di Crimea, riconoscendo di fatto la costituzione della nuova repubblica federata alla Russia. Ha, contestualmenete, firmato la parte politica dell’accordo di associazione con l’Unione Europea, mettendo le premesse per un’associazione della stessa Ucraina alla Nato, gesto estremamente sgradito alla Russia, che, come nel gioco del Risiko,  ha risposto movimentando le diplomazie e i rappresentanti delle minoranze russe sparse nei Baltici; gli Usa, con l’Europa al seguito, hanno escluso la Russia dal G8, che a sua volta ha risposto : chi se ne frega tanto è il G 20 quello che conta.

A livello politico in Ucraina si ha l’impressione che sia in atto una specie di regolamento dei conti interno, in specie tra le componenti di nazionaliste di destra Svoboda e Settore destro, tanto che uno dei leader militari di questa fazione, è stato ucciso ad un posto di blocco della polizia, dopo una sparatoria. Sullo sfondo ci sono le discussioni a livello interno e le pressioni internazionali, fortemente sostenute da Putin ma non solo, circa la legittimità di questo governo, di cui non si può sorvolare sulla sua anima para fascista e di questo parlamento.

Svoboda, accusata di svendita da Settore desto, conta quattro esponenti nell’attuale esecutivo. Il primo è Oleksander Sych, vice-premier, noto per le sue posizioni anti-abortiste è stato eletto in Parlamento nel 2012. Il secondo è Andriy Mokhnyk, ministro dell’Ecologia e delle Risorse naturali, braccio destro di Tyahnybok, Completano il quadro Ihor Shvayka, ministro dell’Agricoltura e Igor Tenyukh, ministro della Difesa. Cariche tutt’altro che marginali che non possono che gettare discredito sull’attuale esecutivo ucraino. Da aggiungere alla lista il neo procuratore generale Oleg Makhnitsky, che ha il compito di guidare la magistratura inquirente e quindi di decidere chi incriminare e chi salvare: un ruolo che dovrebbe ricoprire una persona meno vicina all’estremismo. Il leader del partito è Oleh Tyahnybok, noto per aver detto che il suo scopo è “estirpare dall’Ucraina tutta la feccia russa, tedesca e giudea”. Alle elezioni parlamentari del 2012 ha raccolto il 10% dei voti, con 36 deputati su 450 totali.

La svendita sotto accusa dei settori dell’estrema destra nazionalista è quella dei territori russofoni dell’est Ucraina, così come emerge dal carteggio del vice-presidente della Duma russa, Vladimir Zhirinovsky, che ha scritto una lettera indirizzata ai parlamenti di Polonia, Ungheria e Romania nella quale si propone un accordo per la divisione dell’Ucraina

La lettera propone che la parte orientale dell’Ucraina venga annessa alla Russia attraverso un referendum: Karkhiv, Odessa, Kremenchiuk, rientrerebbero in quest’area. La parte occidentale, con Leopoli, Ternopil, Rivno, Ivano-Frankivsk potrebbe essere annessa alla Polonia (o più probabilmente a formare uno stato autonomo). La Romania potrebbe invece prendersi Chernivtsi e l’Ungheria la regione Transcarpatica, con Uzhgorod. L’Ucraina centrale formerebbe uno stato ucraino indipendente ma dal dubbio destino,una sorta di “stato cuscinetto” tra i due blocchi.

In fondo, mi dicono che, la radice lessicale ‘kraijna’ comune alle lingue slave, significa, confine, terra di confine.

Mentre il Wall street journal ha annunciato l'inasprimento dello spionaggio di Washington sulla Russia, nel documento dei G7 non manca il riferimento alle «strade della diplomazia» che restano aperte. E c'è persino il plauso per il «supporto» russo alla missione dell'Osce: «Un passo nella direzione giusta».

Una strada che la visita di Obama, in Italia e in Europa, vuole definire avendo la certezza del supporto organico dell’UE, in particolare dei paesi che hanno importanti legami economici con la Russia, quali sono la Germania e l’Italia, che dipendono, inderogabilmente nel breve e medio periodo, dalle pipeline russe per circa il 30% del loro fabbisogno energetico.

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