66a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica - Survival of the Dead – di George Romero

A volte ritornano...

8 / 9 / 2009

Alla 66a mostra del cinema di Venezia accanto ad alcuni stucchevoli “veterismi” ritornano anche i morti viventi, quelli veri (per fortuna) quelli di George Romero. Accolti in Sala Grande con una standing ovation ad inizio film tutta per lui, il loro creatore. Applausi a scena aperta in alcuni passaggi particolarmente riusciti, già cult la scena in cui Crocket, il capo della squadra di duri che combatte i non morti, si accende la sigaretta con il fuoco del lanciafiamme con cui ha sparato alla testa di uno zombie. Effetti speciali rigorosamente old school. E ovazione finale, con un sorridente Romero.

Gli zombie, nei film di Romero (siamo alla sesta tappa) sono tanti tantissimi. Non sono cattivi e nemmeno molto furbi. Ma si nutrono di carne umana. Romero prova ad integrarli nel mondo dei vivi, cercando ricette alternative per sfamarli. Nell'isola in cui è ambientata gran parte della pellicola, alcuni abitanti capeggiati da un uomo che sembra uscito direttamente dal Far West, non vogliono ucciderli: li mantengono in uno stato di prigionia in attesa di non si sa quale scoperta... Accanimento terapeutico? Estendere forzatamente al concetto di vivi quello di non morti apre qualche interessante spunto di riflessione, anche sull'oggi. Si riconosce a George Romero, non il fatto di aver inventato un genere, l'horror, ma di averlo utilizzato per esprimere considerazioni sul mondo in cui viviamo. I sei capitoli che dal 1968 mettono in scena i non morti (La notte dei morti viventi, 1968; Zombi, 1978; Il giorno degli zombi, 1985; La terra dei morti viventi, 2005; Diary of the Dead, 2007 e adesso Survival of the Dead, già presentato a Toronto) fotografano, di volta in volta, la società contemporanea.

Tanti e non cattivi, gli zombie di Romero. Un vero e proprio esercito, una massa. E su questo il padre degli zombie si sofferma e ragiona, dicendo delle sue creature: “...Lente e prevedibili, quasi inoffensive...E' la massa il problema". In effetti la pellicola torna alla realtà. Nei giorni della Mostra abbiamo assistito alla follia di persone fornite di telefonini e macchine digitali, alla ricerca di un fotogramma. Hanno rincorso chiunque si presentasse con tanto di security (in una mostra già eccessivamente e prepotentemente militarizzata...) verso il tanto ambito red carpet: da Noemi alla Daddario, passando per la Hilton. A parte per i movimenti rapidi e gli scatti veloci per non perdere nessuna delle nuove star... l'immagine non è così lontana dagli zombie a caccia di carne umana...! Qualche zampillo di ritrovata criticità nelle masse accreditate delle sale della Mostra che hanno riservato al produttore della Medusa Film, Carlo Rossella, una rumorosa accoglienza per manifestare il proprio dissenso.

“I buoni muoiono. Restano gli altri”, dice uno dei personaggi di Survival of the Dead. Sullo sfondo,  si ritagliano dal tondo di una luna rotonda due figure in ombra, pistola alla mano, movenze da western. Zombie, non morti, mai morti finché qualcuno non gli spappola la testa. Sospesi, pistole alla mano: "Il punto sul quale ho voluto focalizzarmi, dice Romero commentando la sua ultima pellicola, è l'incapacità dell'uomo di ricordare perché qualcun altro è diventato suo nemico: le ragioni dell'odio". Se è vero che la critica ha stroncato il sesto capitolo della saga dei morti viventi,  ... a noi lo zombie-movie “old style” piace. E lo preferiamo decisamente ad altri revival e ad altri “veterismi”.

Maria Fiano