Letteratura working class: la complessità culturale e politica di un genere sui generis

Il panel a Sherbooks 2024.

14 / 2 / 2024

Il 28 gennaio a Sherbooks Festival si è discusso della letteratura operaia, più nota come working class. Si tratta di un filone letterario sconosciuto ai più nel panorama editoriale mainstream. Nel panel sono intervenuti Alberto Prunetti, esperto in narrativa working class nonché autore del pluripremiato “Amianto. Una storia Operaia” (Edizioni Alegre, 2014), Simona Baldanzi, sindacalista e scrittrice e Andrea Olivieri scrittore e curatore dell’opera di Luis Adamic in Italia. A moderare il dibattito sono stati Marco Disanto e Alberto Corti per Radio Sherwood.

Cos’è la letteratura working class? La risposta è tutt’altro che immediata. In primo luogo, come ricorda Prunetti, è opportuno distinguerla dal “romanzo borghese” che, seppur interessato alle classi subalterne come ad esempio Germinal di Zola, mantiene una tipica struttura e prospettiva dell’io narrante. È, invece, il posizionamento dello scrittore a definire la letteratura working class più che una determinata struttura narrativa. In definitiva, secondo gli intervenuti, è improprio parlare di “genere” strictu sensu in quanto esso include al suo interno diversi di questi generi (narrativa, poesia etc).

In Italia, contrariamente ad altri Paesi, questo filone è sempre stato trattato con sufficienza da critici e case editrici, anche se adesso pare trovare un proprio spazio. Simona Baldanzi e Andrea Olivieri sono, sotto questo aspetto, due scrittori di punta di questo filone letterario. In Se tornano le rane (Edizioni Alegre, 2022), Baldanzi fa un ritratto di una famiglia al femminile che, vivendo in prima persona le trasformazioni socio-economiche e ambientali della provincia toscana, riflette su un presente sempre più precario dove le grandi ideologie hanno hanno lasciato il passo alla mercificazione di tutto, incluso l’individuo. 

D’altro canto nel libro Dynamite (Edizioni Alegre, 2023), a cura di Olivieri, Adamic ci offre uno spaccato della condizione operaia statunitense durante la grande depressione. Lungi da elogiarla acriticamente, Adamic, lui stesso proletario e perdipiù emigrato, dà conto delle più nobili e più basse pulsioni della classe operaia.

Il panel si conclude con una riflessione sulle attuali lotte sindacali e le possibili vie per riequilibrare, almeno in parte, i rapporti di forza all’interno del mondo del lavoro. Per prima cosa, suggerisce Baldanzi, è imprescindibile che il ruolo del sindacalista sia ripensato in termini di inchiesta più che di rappresentanza, in quanto conoscitore del segmentato di mercato del lavoro e di “traduttore” delle diverse rivendicazioni per potenziarne l’incisività. Olivieri pone invece l’accento sulla ricostruzione di un immaginario culturale che renda coesa la classe operaia attraverso libri ed altre espressioni artistiche molto più immediate come i canti popolari o, aggiungo io, il cinema e la televisione.

Ai margini del panel è stato lanciato il secondo Festival di Letteratura Working Class, che si terrà dal 5 al 7 aprile di nuovo a Campi Bisenzio, sempre organizzato da Edizioni Alegre e dal Collettivo di fabbrica Gkn.

Per concludere, possiamo dire che è stato acceso un faro, quanto mai necessario, su un genere “sui generis” per comprendere più a fondo la condizione operaia nella società odierna, senza filtri né manipolazioni di alcun genere.