Ancona - L'antirazzismo non si processa

La Polisportiva Assata Shakur vince la battaglia legale

7 / 6 / 2012

Abbiamo aspettato con pazienza, abbiamo atteso che la verità (anche giudiziaria) venisse a galla.

Ci hanno definito terroristi, hanno preteso di far cambiare il nome alla nostra squadra di calcio, ci hanno sequestrato oggetti di uso comune definiti come armi e tacciati per questo di essere dei violenti. Hanno trascinato in carcere un nostro compagno e fratello per due giorni semplicemente perché colpevole di aver assistito ad una partita di calcio di III categoria di cui è dirigente accompagnatore!!

Ma adesso questa follia è arrivata al capolinea.

In data 21/12/2011 (ma notificataci pochi giorni fa) infatti, il Tribunale di Ancona, sez. penale sentenza N° 711 51881, ha RIGETTATO la richiesta di applicazione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza nei confronti del presidente della Polisportiva Assata Shakur, richiesta presentata dalla Questura di Ancona. Ma non basta, dalle motivazioni dei tre giudici nella sentenza di rigetto si evince chiaramente che tutte le vessazioni a cui siamo stati sottoposti in questi mesi avevano in realtà la consistenza del nulla.

Punto primo: il nome della Polisportiva. Soltanto per la Questura di Ancona il nome Assata Shakur (sul quale tanto si è detto e scritto) era da considerarsi quale “chiara celebrazione terroristica” poiché, come vi è riportato nella stessa sentenza, Assata per molti illustri personaggi della cultura è nientemeno che “paladina dei diritti della comunità afroamericana statunitense”. Bella scoperta verrebbe da aggiungere!!

Punto secondo: che tipo di inquirenti sono quelli che prima fanno eseguire un provvedimento di carcerazione di ben due giorni salvo poi, davanti all’evidenza dei fatti, essere costretti a fare una totale marcia indietro rilasciando ad Alessio regolare permesso per assistere agli incontri della squadra di calcio di cui è presidente nonché dirigente accompagnatore?

Punto terzo: deve essere chiaro che, dopo le perquisizioni seguite alla manifestazione del 15 ottobre a Roma con relativo sequestro di alcuni oggetti superficialmente etichettati come sospetti, le indagini hanno portato a sentenza di non doversi procedere decretando l’archiviazione del procedimento. Dunque non prescrizione, non insufficienza di prove, ma archiviazione! In altre parole, le felpe ed i caschi sequestrati erano semplicemente felpe e caschi! Non proprio il kit del terrorista!

Punto quarto: dalle prove presentate dalla nostra difesa si evince chiaramente l’essenza della polisportiva antirazzista Assata Shakur; citiamo testualmente: “la società sportiva è impegnata in attività di solidarietà sociale ispirata ad ideali di antirazzismo e di integrazione culturale e sociale”. C’è da chiedersi come mai dalle lunghe ed “assai approfondite” indagini della Questura di Ancona questa insospettabile realtà non sia trapelata prima?!

Questo ora però non ci basta!!! Vogliamo sapere chi e perché in questi mesi ha tentato di trasformare un’associazione e una polisportiva, da anni impegnate nella lotta al razzismo e all’intolleranza, in un covo di sovversivi; chi ha scientificamente tentato di distruggere tutto quello che il nostro movimento ha costruito nel tempo con sacrifici e orgoglio.

Perché ci interessa non solo la vittoria giudiziaria ma soprattutto che l’immagine data di noi alla città venga ripulita dalle tonnellate di fango da cui era stata ricoperta.

Vorremmo anche sapere chi ci risarcirà di tutti quegli sguardi di diffidenza che ci siamo sentiti addosso da parte di chi si è fatto un’idea sulla nostra attività solo leggendo la stampa locale?

Vorremmo sapere chi ci risarcirà della perdita di quegli aiuti, seppur piccoli ma per noi fondamentali, che derivavano dalle sponsorizzazioni di aziende private e dall’amministrazione comunale?

Alla fine dei giochi è dunque evidente che lo scopo degli inquirenti anconetani era quello di perseguitare pretestuosamente l’unica voce libera in città e per questo scomoda, ma il solo risultato ottenuto è stato renderci più forti di prima.

Forti anche della certezza che il nostro lavoro infastidisce il potere costituito, continueremo per la nostra strada raccontando e diffondendo la notizia di questi gravi episodi quanto più potremo. Perché se nella nostra Repubblica, che si pretende democratica, a qualcuno viene lasciato il potere di infamare e denigrare senza alcuna base giuridica un’associazione di liberi cittadini, vuol dire che quella stessa democrazia è in pericolo e che le basi stesse della nostra costituzione vengono furbescamente aggirate.

Queste minacce devono far riflettere molti ed indignare tutti. Sempre in questo paese nei momenti di crisi si è tentato di fermare il dissenso con le bombe o con la polizia. È dunque preciso dovere di tutti far si che questo non riaccada anche oggi e tenere alta l’attenzione su tutti gli abusi e soprusi che ogni giorno vengono perpetrati nei confronti di chi non può difendersi.

Le idee non saranno mai processate, l’Assata non si ferma.

Polisportiva Antirazzista Assata Shakur 2001

Associazione Shimabara Marche

Csa Asilo Politico Ancona

L'Assata Shakur torna a giocare (da Etv Marche)