Il comunicato di ZERO Pfas Padova sulle denunce, divulgate a mezzo stampa, ad alcuni attivisti relative alla marcia per il clima dello scorso 8 dicembre. La manifestazione si era svolta in maniera assolutamente pacifica.
Abbiamo appreso questa
mattina dalla stampa locale – com’è ormai prassi consueta in questa città – di
alcune denunce, per reati di varia natura, emesse ai danni di attivisti che
hanno dato vita alla grande marcia per il clima, tenutasi a Padova lo scorso 8
dicembre.
Come Zero Pfas Padova ci sentiamo direttamente chiamati in
causa, perché siamo stati promotori di quella manifestazione che, sotto il
claim “Siamo ancora in tempo!”, si è svolta contemporaneamente in oltre cento città
del mondo. Manifestazione che ha portato alla ribalta il tema della giustizia
climatica, una lotta che vede al proprio centro la sopravvivenza stessa del
nostro pianeta.
A Padova la marcia è stata partecipata da oltre
5000 persone, segnando un intreccio tra le tante battaglie contro le
devastazioni ambientali presenti in Veneto con una generazione di giovanissimi
che, di lì a poco, avrebbe riempito le piazze ogni venerdì grazie alle mobilitazioni
di Fridays For Future. La bontà di questa battaglia è stata riconosciuta anche
dall’amministrazione comunale padovana, che pochi giorni fa ha dichiarato
l’emergenza climatica, votando all’unanimità una mozione presentata proprio da
Fridays for Future.
A fronte di tutto questo, questura e procura non
solo si rivelano – come stesso accade – miopi, ma avallano coloro che
strenuamente cercano di fermare questo cambiamento giusto e necessario. Lo
fanno, tra l’altro, con delle accuse immotivate: la scelta di deviare il corteo
è stata presa collettivamente dai partecipanti proprio per evitare ingorghi e
disagi alla circolazione.
Accuse, dunque, che fanno solamente il gioco del
potere, dei negazionisti climatici, di chi continua a credere che questo modello
di sviluppo possa durare in eterno. Ancora più assurde se inserite nella
situazione veneta, dove questo modello non solo sta devastando i territori e
avvelenando le persone, ma ha creato una serie di legami tra politica, affari e
criminalità organizzata che porta a un continuo stato di malaffare e impunità.
Le recenti vicende del Pfas in Veneto, e del muro di omertà creatosi attorno,
lo dimostrano pienamente.
Evidentemente fa più comodo perseguire chi conduce
battaglie giuste che i veri criminali. Ma situazioni come questa non possono
passare in sordina: vanno impugnate e combattute da chiunque creda che la
giustizia climatica si ottenga mobilitandosi in prima persona. Per questo
esprimiamo solidarietà nei confronti dei denunciati e invitiamo tutte le realtà
e i singoli presenti in piazza l’8 dicembre a fare altrettanto.