L’accordo Stati Uniti e Messico sulla pelle dei migranti

30 / 12 / 2023

In mezzo a una massiccia ondata di immigrazione dal sud e centro America verso il nord, il presidente messicano López Obrador si è riunito con il Segretario di Stato americano Antony Blinken. Al centro dei colloqui urgenti offerti dallo stesso López Obrador e subito accettati da Washington, la crisi migratoria che sta investendo in modo sempre più incontrollabile e drammatico i due paesi. 

Le due delegazioni si sono incontrate a Palacio Nacional a Città del Messico. Ad accompagnare il presidente López Obrador c’era la cancelliera Alicia Bárcena, i segretari della Difesa e della Marina Luis Cresencio Sandoval e Rafael Ojeda e la segretaria della Sicurezza Pubblica Rosa Icela Rodríguez. La delegazione statunitense, oltre al già citato segretario di Stato Antony Blinken, era composta dal segretario della Sicurezza Nazionale Alejandro Mayorkas e dell’assessora alla sicurezza della Casa Bianca Elizabeth Sherwood-Randall. 

Al termine della riunione è stata la cancelliera messicana Alicia Bárcena a spiegare ai giornalisti presenti cosa si è discusso durante le tre ore dell’incontro. I delegati hanno parlato ovviamente crisi migratoria ma anche di lavoro e di temi economici. Bárcena ha sottolineato inoltre che gli Stati Uniti non hanno chiesto nulla di particolare rispetto alle misure di rafforzamento per contrastare l’immigrazione illegale. Infine, la cancelliera ha annunciato la creazione di un gruppo di lavoro congiunto tra le autorità messicane e statunitensi che si ritroverà periodicamente, la prima volta il 24 gennaio prossimo, per affrontare il problema immigrazione. 

Questa riunione è avvenuta mentre da alcuni giorni nel sud del Messico è in cammino una nuova carovana migrante, autodenominata “esodo dalla povertà”. Partita la vigilia di Natale dalla città-carcere di Tapachula, al confine col Guatemala, in cinque giorni la carovana ha percorso quasi 100 chilometri a piedi arrivando giovedì sera nel municipio di Mapastepec, in Chiapas, dove si è presa un giorno di riposo per recuperare dalla fatica di camminare così tanto sotto temperature proibitive. 

Come anche le precedenti carovane, anche questa è partita a causa dell’impossibilità di ottenere i documenti sia per viaggiare in modo sicuro, sia per fermarsi nel Paese. Da diversi mesi, infatti, l’Instituto Nacional de Migración non risponde più alle sempre più crescenti domande di visti e permessi temporanei, obbligando i migranti ad organizzarsi e partire per provare ad ottenere quanto loro di diritto in altre regioni del Messico. 

Il giorno seguente López Obrador ha commentato l’incontro durante la consueta mañanera (la quotidiana conferenza stampa mattutina) attaccando in modo grave gli attivisti che organizzano e coordinano le carovane: «si incoraggiano le migrazioni, si fa disinformazione, ci sono anche i trafficanti di esseri umani che si dedicano a questo e organizzano carovane per raggiungere gli Stati Uniti, spesso non informando le persone». Il presidente ha poi continuato sminuendo la quantità di persone presenti nell’attuale carovana, nel tentativo di ridimensionare la capacità organizzativa, e quindi le richieste, dei migranti. 

L’incontro e le dichiarazioni del presidente hanno suscitato le reazioni degli attivisti che da anni difendono i diritti delle persone migranti. Per Irineo Mujica, direttore della ONG Pueblos Sin Frontera,

l’incontro tra López Obrador e Blinken non ha altro obiettivo se non quello di contenere l’immigrazione a Tapachula, vale a dire il più lontano possibile dalla frontiera nord. «Tutti i paesi stanno facendo soldi coi migranti: Panama, Colombia, Costa Rica, Nicaragua, Honduras, El Salvador, Guatemala e Antony Blinken dovrebbe andare in questi paesi dal momento che è lì che c’è il vero problema delle migrazioni e non focalizzarsi nel patio trasero” come considerano il Messico. 

Dello stesso avviso anche Luis García Villagrán, coordinatore della ONG Centro de Dignificación Humana e dell’attuale carovana, secondo cui a seguito dell’accordo tra López Obrador e Blinken, l’Instituto Nacional de Migración inizierà una caccia ai migranti senza documenti con l’obiettivo di rimandarli ai propri paesi di origine. Villagrán ha inoltre criticato la sottomissione del governo messicano al volere di quello statunitense, sottolineando che queste politiche di chiusura e repressione avranno solo l’esito di abbandonare i migranti ai trafficanti di uomini. 

La linea di una nuova chiusura nei confronti dei migranti da parte del governo messicano appare chiara. A dar forza a questa prospettiva anche la decisione, avvenuta proprio il giorno seguente all’incontro, dello smantellamento di un campo di accoglienza migranti a Matamoros, sulle rive del río Bravo, un segnale inequivocabile della linea che i due governi intendono perseguire per far fronte al crescente numero di migranti in arrivo.   

Sullo sfondo le prossime elezioni in ambedue i Paesi. Per López Obrador, il problema migranti è tema elettorale negli Stati Uniti con i Repubblicani, in particolare il possibile candidato Trump, che faranno di tutto per “usare” l’argomento come misura del fallimento di Biden proponendo una nuova stretta autoritaria. Ma non va dimenticato che anche in Messico il 2024 sarà anno elettorale e lo stesso governo messicano sta utilizzando i migranti in questa ottica: «dobbiamo continuare noi a prenderci cura dei migranti, evitando che corrano pericoli ed evitando rischi», ha dichiarato López Obrador. 

Parole che un po’ stonano con le cronache di questi ultimi anni di suo governo con costanti cacce al migrante, con contenimenti forzati, con dissoluzioni forzate delle carovane, con tragici incidenti e numeri che dimostrano l’ostilità del governo (ad esempio nel 2023 è stata detenuta la cifra record di 105 mila migranti minorenni senza documenti) e soprattutto con la negazione dei documenti come dimostrato dai fatti degli ultimi giorni che ha costretto migliaia di migranti a mettersi in marcia in carovana.