"El sur resiste": a Sherwood Festival un talk sulla carovana nel sud-est messicano

Con Mario Alberto Castillo Quintero e Nisaguie Abril Flores Cruzsera, parte del comitato di organizzazione della carovana e attivistə della Asamblea de Pueblos Indigenas del Istmo en Defensa de la Tierra y el Territorio (APIIDTT).

7 / 7 / 2023

Il talk del 30 giugno ha portato a Sherwood Festival il racconto della carovana “El sur resiste”, organizzata dal CNI - Congreso Nacional Indígena, che dal 25 aprile al 7 maggio ha attraversato i territori del Messico sudorientale e alla quale ha partecipato anche una delegazione dell’Associazione Ya Basta! Êdî Bese! e dei Centri Sociali del Nord-Est. Assieme a noi Mario Alberto Castillo Quintero e Nisaguie Abril Flores Cruzsera, parte del comitato di organizzazione della carovana e attivistə della Asamblea de Pueblos Indigenas del Istmo en Defensa de la Tierra y el Territorio (APIIDTT).

Apre il dialogo Nisaguie raccontandoci il progetto “El sur resiste”, una proposta di articolazione dei vari processi politici che si danno in questo momento nel sud del Messico. Il processo ha le sue radici nella gira por la vida che ha portato anche qui in Italia una delegazione di compagni e compagne zapatisti e del Congresso Nazionale Indigeno nel 2021. Proprio in quell’occasione sono avvenuti i primi contatti con Ya Basta! Êdî Bese! e i Centri Sociali del Nord-Est, dando vita così ad un percorso comune. Da quel momento viene riattivata una rete che già esisteva in precedenza, rimettendo in connessione le varie organizzazioni di questa geografia, che non vuole essere solo rappresentativa del sud del Messico bensì darsi come riconoscimento di un sud globale inteso come organizzazione politica dal basso.

Mario sottolinea come la carovana sia nata in un contesto geopolitico di guerra, all'interno di una disputa per il controllo dell'istmo di Tehuantepec, dove lo stato messicano vuole creare un corridoio commerciale, politico, militare e industriale. Si tratta infatti di un luogo strategico, che permetterebbe la creazione di una nuova frontiera dove bloccare i flussi migratori diretti verso gli Stati Uniti e sfruttare la manodopera migrante ed indigena proprio nei vari centri industriali che si stanno costruendo nella regione. Il controllo dell'istmo inoltre permetterebbe la spoliazione e saccheggio di un territorio che per migliaia di anni è stato abitato e difeso dalle popolazioni indigene che si sono però organizzate per resistere, lottare, ma anche per creare autonomia, contro uno Stato che obbedisce alle volontà del capitale transnazionale e che, con un sogno che dura da 123 anni, intende appropriarsi di questa regione strategica per il controllo delle risorse.

Ricordando che si tratta per il capitalismo di una guerra puramente economica, che non guarda allo sterminio che lascia dietro di sé, Mario ribadisce come la resistenza diventi una battaglia per il futuro, in quanto rappresenta una soluzione per la crisi climatica globale e quindi una lotta non solo per le popolazioni dell'istmo, ma per tutti coloro che lottano per vivere in un mondo migliore.

La resistenza non è tuttavia solo opposizione, ma anche costruzione attiva di autonomia, che si sviluppa su più livelli. All’interno di questi processi, spiega Nisague, è indispensabile, se si vuole capire come organizzarsi e difendersi, ripensare alle forme tradizionali, come quelle relative all'educazione, alla salute e all'alimentazione, per costruire alternative di resistenza collettiva e processi autorganizzativi che esulino da modelli eteroimposti. Il mettersi in discussione deve quindi ripartire dall'analisi di determinati temi, come quello della violenza di uno stato patriarcale, uno Stato femminicida come il Messico, dando un nome e un volto al nemico e riconoscendo la struttura patriarcale alla quale dobbiamo opporci. Bisogna infine lavorare con i giovani e le giovani che sono parte di questa lotta e che rappresentano non solo il futuro, ma anche il presente, e vanno dunque aiutati a riappropriarsi del loro ruolo per portare avanti anche attraverso di loro la resistenza.

Questa campagna globale de “El sur resiste”, conclude Mario, vuole essere una chiamata a tutto il sud globale e una lotta con cui ogni territorio possa identificarsi, interpretandola come più ritiene opportuno, ma con la consapevolezza di lottare tutti insieme dallo stesso lato.

“Organizziamo carovane, balliamo, facciamo dibattiti, bruciamo tutto ma sempre in maniera collettiva e organizzata. Non ci riconosciamo nel futuro che ci vogliono imporre, ma in uno che vogliamo costruire insieme”.

Il dibattito si conclude con la chiamata ad una mobilitazione mondiale per il 12 ottobre, per realizzare un'azione dislocata globale nei vari territori resistenti, per nominare i responsabili della crisi globale e per continuare a costruire relazioni politiche profonde che vadano oltre la congiuntura del momento, dando vita a dei processi solidi al fine di mostrare che ognuno, nelle proprie geografie, si può organizzare dal basso per resistere a questo sistema.

¡Que viva tierra y libertad! Viva!

¡Que viva los pueblos indigenas! Viva!

¡Que viva las organizaciones! Viva!

¡Que viva los collectivos! Viva!

¡Que viva la disidencia! Viva!

¡Que viva las mujeres che luchan! Viva!

¡Que viva Sherwood Festival! Viva!

¡Que viva Ya Basta e los centros sociales del noreste de Italia! Viva!

Muerte all’estado e viva l’autonomia! Viva!

Per finire una riflessione da parte dei compagni dell’Associazione Ya Basta! Êdî Bese! che da poco sono tornati dalla carovana “El sur resiste”. Questa esperienza ci ha messi di fronte alla devastazione ambientale dei territori del Messico sudorientale, ma anche a fianco della ribellione di intere comunità che difendono le proprie necessità basilari, creando autonomie organizzative, educative, sanitarie e delle risorse. In questo percorso e in questi momenti si sono visti, in scala diversa, i mostri che minacciano anche i nostri territori, come la Tav, i cambiamenti climatici che pongono Venezia in costante pericolo, il turismo che si mangia le città e i territori, la lotta per le risorse, sempre più reale e concreta. In mezzo a tante brutture è emersa con forza quella resistenza e autorganizzazione che anche noi, ogni giorno, cerchiamo di portare avanti nei nostri territori. Sempre, durante i giorni della carovana, ci siamo sentiti al fianco di fratelli e sorelle che lottano contro lo stesso sistema globale, che opprime corpi, territori e vite.

Viviamo in un periodo di guerre di espropriazione e di guerre per le risorse, ma vediamo anche che il 40% della terra di molti paesi è ancora in mano ai popoli ed è proprio lì che le mire dello stato capitalista si stanno abbattendo, come nelle terre mapuche in Argentina, contro i Sem Terra in Brasile e contro tutte le comunità che abbiamo incontrato durante la carovana. È una guerra che è solo all'inizio e come Associazione e Centri Sociali del nord-est vogliamo rendere più forte la linea rossa che collega tutte queste comunità, cercando e indagando sempre nuove forme di resistenza e costruzione di alternative, per riportarle e collettivizzarle con i nostri compagni e compagne per creare comunità che sappiano porsi domande, e costruire un'alternativa che sia vera, che sia dal basso a da sinistra.

El Sur Resiste