Venezia80 - “Zielona Granica”, un atto d'accusa emotivamente devastante all’Unione Europea

Il dramma brutale e tempestivo di Agnieszka Holland accende un riflettore oscuro sugli orrori affrontati dai rifugiati nella zona di confine tra Polonia e Bielorussia.

17 / 9 / 2023

Dovrebbe essere verde il confine tra Bielorussia e Polonia, come la speranza di tutte quelle persone che provano ad attraversarlo alla ricerca di un posto migliore. 

Agnieszka Holland, che dopo “Europa Europa” del 1990 non ha perso la voglia di raccontare il dramma brutale, rabbioso ed estenuante che deve affrontare chi scappa da una guerra, opta per una fotografia in bianco e nero per girare Zielona Granica" (The Green Border). Il lungometraggio, che ha vinto il premio speciale della Giuria, racconta di quel confine alle porte dell’Europa, luogo di un calvario apparentemente senza fine per i rifugiati.

Il dramma di Holland copre un mosaico di persone coinvolte in questa trait d'union di disperazione, fame, paura e malafede politica: ci sono rifugiati dalla Siria, dall'Afghanistan e dall'Africa, una guardia di frontiera polacca con una moglie incinta che si fa scrupoli per la brutalità che gli viene richiesta (illegalmente) e una psicoterapeuta polacca inorridita dopo aver assistito alla morte di un bambino rifugiato, che poi si unisce a quella che è una sorta di guerriglia di giovani attivisti polacchi che fanno spedizioni nella foresta per fornire l'aiuto medico e l'assistenza legale che possono.

È il 2021 e una famiglia siriana sta fuggendo dall'ISIS e dalla devastata Harasta su un aereo diretto in Bielorussia. Sono in viaggio verso i parenti in Svezia e credono che questo percorso via terra sia "una manna dal cielo" rispetto ai pericoli dell'ingresso nell'UE via mare. Quando Lukashenko ha promesso un passaggio sicuro attraverso la sua nazione fino al confine, si trattava di una trappola progettata per inimicarsi ulteriormente i paesi confinanti. L'aereo atterra e gli assistenti di volo regalano ai passeggeri delle rose; al confine polacco, invece, vengono accolti da fucili e filo spinato, derubati e costretti a correre attraverso la terra di nessuno con solo quello che possono portare con sé. 

Il risultato è un film cupo che sembra appartenere a due generi distinti: un film sul fronte orientale di una guerra mondiale, o forse un film completamente diverso, su una realtà apocalittica in cui la foresta è il luogo di una frenetica lotta per la sopravvivenza di persone a cui è stata quasi completamente tolta l’umanità. In realtà, non è niente di tutto ciò, ma è solamente cruda realtà, in cui la violenza e i soprusi sono prassi, mentre l’ipotetico arrivo nella meta prestabilita è solo eventualmente frutto di qualche colpo di fortuna e di tanta, troppa ostinazione, che nelle storie che vediamo va a braccetto con disperazione. 

Agnieszka Holland ha voluto fare un film che facesse riflettere, come ad esempio nell’epilogo ambientato nel febbraio 2022 al confine tra Polonia e Ucraina, che mostra i modi molto diversi in cui i rifugiati possono essere trattati a seconda di come le loro storie vengono intrecciate nelle trame della geopolitica. D’altra parte ci dice anche che la brutalità è ormai sistemica, è una perversione, ma l’intento è quello di risvegliare la compassione, che a volte può rimanere sopita ma che  aspetta solo di essere riportata in vita.

È ottimistico aspettarsi una reazione di indignazione motivata, quando si ritrae la brutalità di cui sono capaci gli individui per volere delle istituzioni. È ottimistico credere che, di fronte a una straordinaria crudeltà, la normale decenza di uno spettatore sia costretta a ribellarsi. “Zielona Granica" è un film che fa venire il cuore in gola, che avvolge la sua critica sociale attorno ad una trama incisiva e intelligente, con l’intenzione di suscitare proprio queste emozioni. Se riusciamo a sentire l'orrore, forse c'è speranza: è un film duro, un pugno al plesso solare. Ma è una testimonianza cinematografica fondamentale di ciò che sta accadendo in Europa in questo momento.