La democrazia del tumulto

Il potere costituente in Maghreb

29 / 1 / 2011

Senza soluzione di continuità il Maghreb è sconvolto dai tumulti iniziati in Tunisia, ora in enorme estensione in Egitto. I tiranni sono in fuga.

La velocità, l'intensità, la maturità dei tumulti colpiscono e lasciano emozionati ed attoniti. A questa sensazione si associa il dolore per chi viene ucciso, ferito, arrestato perchè sta lottando con le pietre contro i tank.  E l'odio per chi sta sostenendo la reazione come Vodafone che ha sospeso la copertura dei cellulari obbedendo alla richiesta di Mubarak o il governo italiano che tace, troppo occupato dalla salvezza del mubarak de noialtri.

La straordinaria novità di ciclo è rappresentata dal fatto che la maggioranza politica dei movimenti insorgenti sia a carattere laico e materialista. Le rivolte che travolgono gli squallidi e corrotti regimi cari in passato alla governance occidentale (a quando la Libia mr.G.?) si qualificano attorno alle keywords di democrazia, redistribuzione delle ricchezza, lotta contro la povertà.

I cortei di decine di migliaia di lavoratori e studenti hanno preso il posto della semplificazione dell'avanguardia, la denuncia della crisi di sistema e la lotta per "il pane e le rose" sostituisce la teleologia.

Insomma, fisica contro la metafisica astratta della/e religione/i. Salario contro la liturgia del Paradiso Terrestre. Ma anche desiderio incontenibile ed insurrezionale della potenza delle generazioni giovani e “sapienti” contro il parassitismo della legalità istituzionale formale e la rendita del potere costituito. Non è la "rivolta del pane"; è, o meglio sono, movimenti costituenti.

Centinaia di migliaia di studenti e lavoratori intellettualmente formati si stanno scontrando contro le società magrebine bloccate e  l'unico futuro che viene prospettato: lavori umili, povertà, rendita contro salario.

Le parole che si riescono a cogliere sono in sintonia con i nuovi movimenti in essere in Europa.

Non a caso sono movimenti di lotta che naturalmente si organizzano attorno ad un utilizzo nuovo e di movimento dell'infrastruttura web 2.0.

Siamo quindi passati dalla produzione di opinione sul web all'organizzazione dell'iniziativa tramite questo.

Leggiamo in queste ore -fonte wikileaks- che il governo statunitense alla fine del 2008 avrebbe “girato” ai movimenti egiziani alcune “buone pratiche” per favorirne gli esiti. Quali sarebbero le buone pratiche? L'utilizzo degli spray e degli stencil, l'utilizzo di casco/occhialini/ scudo/ bandana nelle manifestazioni, la pratica del simbolico (cfr. la rosa) e della comunicazione politica (cfr. l'occupazione di centrali edifici governativi).

A me piace vederla diversamente e pensare che via una effettiva circolazione delle lotte e dei saperi di queste all'interno di un'area politica europea sempre più integrata.

Guardiamo complici le breaking news dei siti.

"Egypt in Tumult Despite Cabinet Resignation" è il titolo del New York Times.

Il potere costituente è lo spettro della governance in Maghreb. Da un lato c'è la conservazione degli assetti di comando, dall'altro un nuovo futuro continentale. Che sta dando dal basso un nuovo senso alla categoria di democrazia