Il presidente autorizzò le squadre paramilitari

Usate per combattere gli zapatisti, sono responsabili di stragi

27 / 8 / 2009

«A partire dalla metà del 1994, l'esercito messicano ha ricevuto l'approvazione presidenziale per istituire squadre militari con l'incarico di promuovere la formazione di gruppi armati nell'area del conflitto in Chiapas. Lo scopo era quello di appoggiare il personale (sic) indigeno locale nella resistenza nei confronti dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (Ezln)».

Questo è quanto si legge in un telex inviato il 5 maggio 1999 dall'ufficio messicano della Dia, il Servizio Segreto Militare americano, alla sede centrale a Washington. Il documento, recentemente declassificato dal governo americano e reso pubblico dall'organizzazione National Security Archive (Nsa), aggiunge un commento tragico: «Inoltre, durante il mese di dicembre 1997, quando accadde la strage di Acteal, ufficiali dell'Esercito messicano erano coinvolti nella supervisione dei gruppi armati presenti nella zona Altos, in Chiapas».

L'informazione viene finalmente a confermare ciò che sin dall'epoca dei tragici fatti di Acteal si diceva da più parti, in particolar modo nei settori della società civile affini alla lotta zapatista, ovvero che il governo messicano stesse promuovendo la formazioni di gruppi paramilitari in Chiapas per contrastare la guerriglia indigena. Questa versione, sempre negata in seno al governo dell'allora Ernesto Zedillo, è riapparsa con forza proprio in questi giorni, dopo che la Suprema Corte di giustizia della nazione (Scjn) ha rilasciato, «per irregolarità processuali», 20 indigeni accusati del massacro del 22 dicembre 1997 nel villaggio di Acteal (il manifesto, 15 agosto 2009).

Il documento, che coinvolge direttamente anche l'amministrazione dell'allora presidente Carlos Salinas de Gortari (cui successe Ernesto Zedillo, nel dicembre 1995), racconta nei dettagli la strategia adottata dall'esercito messicano per la formazione dei «gruppi armati», stessi che vengono definiti paramilitari solamente nel titolo del messaggio: «Coinvolgimento dell'esercito nei gruppi paramilitari in Chiapas». Spiega il documento: «Nei primi giorni dell'estate 1994, l'Esercito creò squadre di intelligence specializzate (Humint) responsabili di raccogliere informazioni tra gli indigeni nella zona Altos e Cañadas (rispettivamente nel centro dello Stato e nel sud, ndr) ».

Continua il telex: «Questi gruppi erano composti principalmente da giovani ufficiali, con il grado di capitano, e alcuni sergenti che parlavano il dialetto (sic) regionale. Gli Humint erano composti da tre o quattro persone ed erano riassegnati a rotazione ad altre zone dello stato ogni tre mesi». Per ragioni si sicurezza, spiega il documento. Poi aggiunge: «Per guadagnarsi il sostegno delle comunità locali e per raccogliere maggiori informazioni, i gruppi Humint appoggiavano i gruppi armati con addestramento e protezione di fronte agli organi di giustizia ed ai reparti militari dislocati nella zona».

Infine, l'informazione dei servizi americani, spiega che anche se «la stampa ha posto l'attenzione pubblica sul fatto che l'Esercito stesse appoggiando i gruppi armati, nessun membro dell'Esercito è stato mai trovato direttamente colpevole, né l'esistenza degli Humint è stata mai rilevata».

Dal passato al presente del messaggio, il 1999, il telex dice che «anche se la pratica dell'appoggio diretto ai gruppi armati si è ridotta, gli Humint continuano ad operare nell'area del conflitto e dipendono dai gruppi armati per la raccolta d'informazioni relative ai simpatizzanti dell'Ezln».I documenti resi pubblici dal Nsa sono quanto mai provvidenziali. Lo scandalo generato dalla scarcerazione di 20 dei 75 condannati a diverse decine d'anni di reclusione, ha riportato in auge il dibattito circa la strategia adottata dal governo messicano per affrontare l'Ezln. Si diceva allora e si sostiene ancora oggi, che, seguendo i lineamenti dei manuali di guerra irregolare realizzati dall'esercito statunitense, il governo messicano stesse promuovendo la creazione di gruppi paramilitari in Chiapas perché realizzassero il «lavoro sporco», ovvero tutta una serie di compiti «politicamente delicati»: minacce, omicidi, pressione armata, sfollamenti, terrorismo psicologico e fisico, ecc... Per anni negata, questa versione viene finalmente confermata e nel modo più tragico: poche linee, telegrafate, per descrivere una realtà di terrore e morte, culminato con la peggiore strage della storia recente messicana. Rimane da chiedersi, a questo punto, se anche gli attuali gruppi armati presenti in Chiapas e che continuano ad esercitare la violenza sulle basi d'appoggio dell'Ezln - tutti civili - siano anche loro il frutto di tali strategie. La risposta, oggi, è meno difficile da trovare.